Lunedì mattina gli allievi della Scuola Normale Superiore aprono il Festival di teatro accademico con il primo evento: A colazione con Aristofane.
Francesco Morosi presenta la commedia aristofanea Le Nuvole, messa in scena la sera stessa in Piazza dei Cavalieri dal gruppo teatrale della SNS, e cosa ha spinto gli allievi della Scuola a scegliere proprio quell’opera.
Ne Le Nuvole Aristofane prende di mira i nuovi intellettuali, i sofisti, fra cui colloca anche Socrate, e li accusa di fare della cultura uno strumento per raggiungere secondi fini, quando invece dovrebbe essere fine a sé a stessa. Strepsiade, il vecchio contadino ignorante protagonista della commedia, vuole apprendere per liberarsi dai creditori che alla fine del mese gli bussano alla porta per riscuotere, incubi nella notte e fonte di frustrazione durante il giorno.
Socrate e i compagni pensatori detengono ad Atene il monopolio di un bene non materiale, un bene neutro che può essere divulgato solo a pochi – pochi che devono dimostrarsi sì desiderosi di apprenderlo, ma anche capaci – un bene che diventa come un contenitore e che ogni discepolo può poi scegliere a propria discrezione se riempire seguendo buone o cattive intenzioni.
E’ così che Strepsiade, troppo anziano e troppo rozzo per imparare la raffinata arte sofistica ed entrare in contatto con la nuova realtà proposta dal pensatoio di Socrate, decide di mandare al suo posto il figlio Fidippide, che tra l’altro è la prima causa di tutte le sue disgrazie economiche. Il figlio, dopo qualche resistenza iniziale, si convince e, colpito dallo scontro verbale fra il Discorso migliore e quello peggiore, aderisce con tutto se stesso agli ideali del nuovo gruppo di intellettuali.
Durante la messa in scena della sera di lunedì il punto massimo della rappresentazione è stato raggiunto proprio in coincidenza di questa disputa. Due concetti metaforici prendono corpo ed entrano in scena e benché siano entrambi strumenti, il Discorso migliore se ne dimentica e incarna un periodo e i suoi valori, mentre l’altro rimane una piattaforma che esiste solamente in quanto opposizione, incarnazione del disvalore per eccellenza. Improvvisamente la commedia sembra parlare direttamente a noi, a noi spettatori del 2018. Il Discorso migliore porta un valore dogmatico, certo e solido, mentre il Discorso peggiore porta leggerezza relativista e il rischio di mancanza di riferimenti, suggerendo l’assenza di un’unica verità. E, come avverrebbe anche oggi, il giovane Fidipidde sceglie necessariamente di schierarsi con il secondo, che non risulta pesante né antipatico, che non chiude ma si apre, parlando a tutti, non solamente a un gruppo ristretto e definito come il primo.
Le Nuvole parlano di filosofia, descrivono l’ascesa della tradizione sofista e le relative critiche che i contemporanei le imputavano. Ma danno l’opportunità di mettere addirittura in scena la filosofia, suscitando negli spettatori una riflessione più che attuale sul valore della verità e della tradizione, sul potere del suo disvalore e sulla cultura come strumento, strumento peraltro neutro, caratterizzabile solamente dal singolo e dalla sua personale scala di principi.
Come ci ricorda la vicenda di Strepsiade e Fidippide è importante riconoscere l’esistenza di entrambe le caratterizzazioni di un bene di per sé né positivo né negativo, ma bisogna però anche tenere presente che l’uomo talvolta ha bisogno di una morale che lo orienti e gli suggerisca cosa è meglio fare. Strepsiade inizialmente si sente pronto alla spregiudicatezza, ma nel rapporto con il figlio, alla fine della commedia, capisce di aver sbagliato e di non essere capace – e soprattutto pronto – di fare uso del nuovo e sofisticato mezzo retorico che il gruppo di Socrate fa della cultura.