GRUPPO TEATRALE DELLA SNS

Le Nuvole

di Aristofane

Spettacolo

Lunedì 18 giugno

}

21,30

Piazza dei Cavalieri

Durata: 1 ora

v

Lingua: italiano

9

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La filosofia in scena:
incontro sulle Nuvole

C

Dettagli

Traduzione Raffaele Bernini, Pablo Maria Borgialli, Leon Battista Borsano, Nicolò Campodonico, Sofia Casini, Marco Catrambone, Alessandra D’Antonio, Edoardo Galfré, Mario Mascioletti, Bianca Mazzinghi Gori, Francesco Morosi, Margherita Nimis, Ilaria Ottria, Leyla Ozbek, Antonio Papapicco, Camillo Carlo Pellizzari, Camilla Poloni, Flavio Santini, Silvia Speriani

con Annamaria Azzarone, Nicola Barbagli, Marco Bei, Carlo Daffonchio, Giorgio Di Domenico, Giorgio Motisi, Alessandra Mulè, Maxime Potier, Marcello Reggiani, Irene Saggese, Marco Signori, Silvia Speriani

musiche originali Fabio Ferri, Guglielmo Nocera
eseguite da Ugo Bindini (pianoforte), Fabio Ferri (chitarra elettrica)

regia Alessandro Maggi
aiuto regia Francesco Morosi

Un padre di famiglia non dorme la notte per far quadrare i conti: è Strepsiade, rovinato dai debiti contratti dal figlio Fidippide, grande appassionato di cavalli. Ma Strepsiade ha un’idea: in città esiste una scuola, il Pensatoio, dove si impara a vincere in ogni disputa, anche quando si ha torto marcio. Se imparasse a maneggiare il Discorso Peggiore, per cui la verità non esiste e si può dire tutto e il contrario di tutto, potrebbe avere la meglio in tribunale, e non pagare i suoi creditori. Socrate, il capo della scuola, lo inizierà alle conoscenze dei pensatori e alle loro nuove divinità, le Nuvole. Ma persino loro dovranno ammettere di aver fatto un buco nell’acqua: Strepsiade è troppo rimbambito per imparare alcunché. Sarà allora il giovane Fidippide a fare la conoscenza dei due Discorsi, il Migliore e il Peggiore, e a ricevere l’educazione di Socrate. Per Strepsiade sembra un trionfo. Ma non è tutto oro quello che luccica…

Una commedia ferocemente morale. Sotto una parvenza ridicola, le Nuvole presentano un dilemma etico fondamentale: che cos’è la conoscenza? Un patrimonio di valori condivisi oppure uno strumento privo di contenuti, da utilizzare in qualsiasi occasione e per qualsiasi finalità? L’insegnamento di Socrate e delle Nuvole è di questo secondo tipo – soltanto un mezzo, che può essere utilizzato per il bene, ma può anche essere piegato per il male, come nelle intenzioni grette di Strepsiade, convinto di poter utilizzare la conoscenza per eludere la giustizia. In altre parole: può la conoscenza essere uno strumento neutro, e come tale servire anche a fondare un sistema immoralistico? Dietro questi interrogativi, se ne nasconde uno ancora più impegnativo, e ancora più fondamentale: esiste una verità – fattuale e morale – unica?
Il Gruppo Teatrale della Normale, per la prima volta alle prese con una commedia, parte proprio da qui: anche oggi, in un mondo ormai lontano dalla polemica intellettuale dell’Atene del V secolo a.C., siamo costantemente alle prese con l’uso – e forse con l’abuso – di un altro strumento apparentemente del tutto neutro, ma pervasivo come la nuova educazione dei sofisti, e altrettanto capace di catalizzare il dibattito intellettuale: la tecnologia e la rete. Può la tecnologia essere davvero uno strumento neutro? E se sì, può dunque essere utilizzata per fondare un privilegio ingiusto? Queste domande diventano sempre più pressanti in un momento storico in cui siamo ugualmente sottoposti allo scontro tra chi pensa che vi sia una verità (la Verità) e chi non è disposto a riconoscerne nessuna. A chi dobbiamo dare retta? Alla morale feroce di Aristofane, ancorata a un passato di assoluti, o a Socrate e ai suoi cantori del nuovo che avanza?

Un padre di famiglia non dorme la notte per far quadrare i conti: è Strepsiade, rovinato dai debiti contratti dal figlio Fidippide, grande appassionato di cavalli. Ma Strepsiade ha un’idea: in città esiste una scuola, il Pensatoio, dove si impara a vincere in ogni disputa, anche quando si ha torto marcio. Se imparasse a maneggiare il Discorso Peggiore, per cui la verità non esiste e si può dire tutto e il contrario di tutto, potrebbe avere la meglio in tribunale, e non pagare i suoi creditori. Socrate, il capo della scuola, lo inizierà alle conoscenze dei pensatori e alle loro nuove divinità, le Nuvole. Ma persino loro dovranno ammettere di aver fatto un buco nell’acqua: Strepsiade è troppo rimbambito per imparare alcunché. Sarà allora il giovane Fidippide a fare la conoscenza dei due Discorsi, il Migliore e il Peggiore, e a ricevere l’educazione di Socrate. Per Strepsiade sembra un trionfo. Ma non è tutto oro quello che luccica…

Una commedia ferocemente morale. Sotto una parvenza ridicola, le Nuvole presentano un dilemma etico fondamentale: che cos’è la conoscenza? Un patrimonio di valori condivisi oppure uno strumento privo di contenuti, da utilizzare in qualsiasi occasione e per qualsiasi finalità? L’insegnamento di Socrate e delle Nuvole è di questo secondo tipo – soltanto un mezzo, che può essere utilizzato per il bene, ma può anche essere piegato per il male, come nelle intenzioni grette di Strepsiade, convinto di poter utilizzare la conoscenza per eludere la giustizia. In altre parole: può la conoscenza essere uno strumento neutro, e come tale servire anche a fondare un sistema immoralistico? Dietro questi interrogativi, se ne nasconde uno ancora più impegnativo, e ancora più fondamentale: esiste una verità – fattuale e morale – unica?
Il Gruppo Teatrale della Normale, per la prima volta alle prese con una commedia, parte proprio da qui: anche oggi, in un mondo ormai lontano dalla polemica intellettuale dell’Atene del V secolo a.C., siamo costantemente alle prese con l’uso – e forse con l’abuso – di un altro strumento apparentemente del tutto neutro, ma pervasivo come la nuova educazione dei sofisti, e altrettanto capace di catalizzare il dibattito intellettuale: la tecnologia e la rete. Può la tecnologia essere davvero uno strumento neutro? E se sì, può dunque essere utilizzata per fondare un privilegio ingiusto? Queste domande diventano sempre più pressanti in un momento storico in cui siamo ugualmente sottoposti allo scontro tra chi pensa che vi sia una verità (la Verità) e chi non è disposto a riconoscerne nessuna. A chi dobbiamo dare retta? Alla morale feroce di Aristofane, ancorata a un passato di assoluti, o a Socrate e ai suoi cantori del nuovo che avanza?

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Extra

testi foto video

Un Pensatoio virtuale

 

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Le Nuvole in Piazza dei Cavalieri

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La recensione degli allievi del Galilei

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