BINARIO DI SCAMBIO_COMPAGNIA TEATRALE UNIVERSITARIA
U±R
Rapporto sull’UOMO all’epoca dei ROBOT
Spettacolo
Martedì 19 giugno
21,30
Piazza dei Cavalieri
Durata: 1 ora e 30 minuti
Lingua: italiano
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Un’avventura lunga 11 anni: da Binario di Scambio a U±R
Dettagli
Produzione Binario di Scambio_Compagnia Teatrale Universitaria
Direzione artistica Teresa Megale
Drammaturgia collettiva
Regia Fabio Cocifoglia
Regista assistente Stefania Stefanin
Scene e costumi Mirco Rocchi
Sound & light design Pietro Mauro Forte
Direzione organizzativa Francesca Dell’Omodarme
Addetto Stampa Antonia Liberto
Amministrazione Elena Lenzi
Attori Adriana Montalto, Alessandra Frappampina, Alessia Annunziata, Alina Evtikheeva, Andrea
Strangio, Anna Bortuzzo, Astrid Hunstad, Benedetta Vasile, Clarissa del Fa, Daniele
Petrossi, Daryia Lyubchenko, Deborah Trizio, Eleonora Bentivoglio, Enza Tedesco,
Francesca Calzà, Gabriele Pierini, Giacomo Grazzini, Giulia Corti, Giulia Tiburzi, Ilaria Rita
Piccolo, Isabelle Ceccarelli, Lara Vannucci, Laura Diadoro, Laura Talia, Marianna Anania,
Martina D’Amico, Martina Gavazzi, Matilde Innocenti, Michele Monastero, Noemi Hajdu,
Paolo De Lillo, Serena Lama, Tommaso Daffra, Vanessa Sanna.
Collaboratori Antonia Liberto, Fabio Cocifoglia, Francesca Dell’Omodarme, Mirco Rocchi, Pietro Mauro
Forte, Stefania Stefanin
Quanto di umano ci può essere in un automa e quanto di meccanico ci può essere in una persona? Che risvolti può avere il rapporto dell’uomo con la tecnologia? In che modo la meccanizzazione industriale si è riflessa sulla meccanizzazione dei corpi? Quanto ancora impatterà sulle nostre vite?
Scritto come una formula matematica che nasconde una riflessione morale, U±R sta per Umano più o meno robot , e nella sua forma abbreviata distorce il titolo di R.U.R., il dramma fantascientifico scritto nel 1920 da Karel Čapek nel quale per la prima volta compare il termine robot, che l’autore inventa a partire dalla parola ceca robota, lavoro. Proprio dalla lettura di questo testo Binario di Scambio_Compagnia Teatrale Universitaria ha avviato la sua riflessione di quest’anno che, analizzando il rapporto tra umano e robotico, ha scelto di tenere al centro il punto di vista dell’uomo.
Il titolo svela anche la volontà di indagine a partire dall’origine del fenomeno, poiché le lettere che lo compongono richiamano il prefisso tedesco ur- che sta proprio per “antichissimo, primo, originale”. Di fronte all’incessante avanzare del progresso dell’umanità U±R fa i conti con i limiti del singolo, mettendo a confronto alcuni esempi e giocando con notizie a volte vere a volte distorte.
Gli scenari possibili delineati si rivelano non così lontani dalla realtà che già stiamo vivendo. In un’atmosfera tra il distopico e il lirico U±R porterà gli spettatori a compiere un viaggio tra gli interrogativi fondamentali che l’uomo, da secoli, si pone: Chi siamo? Dove andiamo? Cosa ci portiamo dietro? Il centro della riflessione è l’uomo, la società che lo circonda e le scelte che fa.
Lontano dai giudizi etici e al di là delle certezze, il confronto con l’avvenire tecnologico instaura dubbi e porta a riflessioni eterne sull’umanità, la conoscenza e l’arte.
Quanto di umano ci può essere in un automa e quanto di meccanico ci può essere in una persona? Che risvolti può avere il rapporto dell’uomo con la tecnologia? In che modo la meccanizzazione industriale si è riflessa sulla meccanizzazione dei corpi? Quanto ancora impatterà sulle nostre vite?
Scritto come una formula matematica che nasconde una riflessione morale, U±R sta per Umano più o meno robot , e nella sua forma abbreviata distorce il titolo di R.U.R., il dramma fantascientifico scritto nel 1920 da Karel Čapek nel quale per la prima volta compare il termine robot, che l’autore inventa a partire dalla parola ceca robota, lavoro. Proprio dalla lettura di questo testo Binario di Scambio_Compagnia Teatrale Universitaria ha avviato la sua riflessione di quest’anno che, analizzando il rapporto tra umano e robotico, ha scelto di tenere al centro il punto di vista dell’uomo.
Il titolo svela anche la volontà di indagine a partire dall’origine del fenomeno, poiché le lettere che lo compongono richiamano il prefisso tedesco ur- che sta proprio per “antichissimo, primo, originale”. Di fronte all’incessante avanzare del progresso dell’umanità U±R fa i conti con i limiti del singolo, mettendo a confronto alcuni esempi e giocando con notizie a volte vere a volte distorte.
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Collaboratori Antonia Liberto, Fabio Cocifoglia, Francesca Dell’Omodarme, Mirco Rocchi, Pietro Mauro
Forte, Stefania Stefanin
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