INTERVISTA

Vite parallele

I Sacchi di Sabbia incontrano Concetta D’Angeli

Approfondimento

Lunedì 18 giugno

}

18,00

Scuola Normale, Piazza dei Cavalieri, 7

Durata: 1 ora

v

Lingua: italiano

9

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C

Dettagli

Incontro-intervista

con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano
e Concetta D’Angeli

È l’inverno tra il 1994 e il 1995. A Pisa, l’Arno minaccia di esondare, e sulle spallette lungo il fiume vengono disposti, in via cautelare, moltissimi sacchi di sabbia. Intanto, l’Italia e il mondo (un mondo appena uscito dalla caduta del muro di Berlino) sembrano sul punto di ben altra esondazione – un’esondazione metaforica, morale, culturale e politica. Insomma, come dirà più avanti Giovanni Guerrieri, «il bisogno di sacchi di sabbia si faceva generalmente sentire».

Perciò, mentre i collettivi studenteschi occupano le facoltà dell’Università di Pisa, proprio in seno all’università nascono i Sacchi di sabbia: una compagnia, rigorosamente tosco-napoletana, nata appunto come argine e come forma di resistenza, verso qualunque possibile esondazione. Come racconta Concetta D’Angeli, «la compagnia nasce all’interno dell’università, ne esprime l’anima contestatrice (uno spettacolo dei “Sacchi” nelle Facoltà occupate era un atto politico), come pure il bisogno di teatro, così diffuso e frustrato nei ragazzi dei nostri atenei». I Sacchi si fanno portatori di un teatro comico-farsesco, da Commedia dell’Arte, un continuo sberleffo, in un rapporto quasi goliardico con la tradizione culturale italiana e non solo, da Totò ai Monty Python, fino a Carmelo Bene.

Nel giro di pochi anni, la compagnia si impone, a livello cittadino (è del 2001 l’approdo alla chiesetta romanica di Sant’Andrea Forisportam, che è tutt’ora la loro ‘casa’) e a livello nazionale: nel 2002 Orfeo debutta a Santarcangelo e riceve una nomination all’Ubu, nel 2008 Sandokan vince il premio Ubu, per una «vivacità di una scrittura condotta con freschezza creativa e irridente», culmine di un’attività di «ricerca sincera, lunga e appassionata».

Nati in seno all’università, i Sacchi di Sabbia sono oggi una delle realtà teatrali più strane e interessanti d’Italia. Proprio la loro traiettoria, dall’università al mondo teatrale, li rende particolarmente adatti ad aprire FAcT: in una conversazione con Concetta D’Angeli, ripercorreremo la storia dei Sacchi, cercando di capire come è possibile coniugare ricerca, comicità e spettacolo.

In un momento storico in cui rischiamo una nuova esondazione, il bisogno di sacchi si fa ancora sentire: come dice di loro Goffredo Fofi, i Sacchi di sabbia «sanno cos’è la grazia ma sanno anche che si è circondati dalla sgarbatezza, dalla malagrazia, dalla disgrazia, e che la liberazione – il volo e il sogno – in una area danza di musical intimista ci è ormai e per sempre negata».

È l’inverno tra il 1994 e il 1995. A Pisa, l’Arno minaccia di esondare, e sulle spallette lungo il fiume vengono disposti, in via cautelare, moltissimi sacchi di sabbia. Intanto, l’Italia e il mondo (un mondo appena uscito dalla caduta del muro di Berlino) sembrano sul punto di ben altra esondazione – un’esondazione metaforica, morale, culturale e politica. Insomma, come dirà più avanti Giovanni Guerrieri, «il bisogno di sacchi di sabbia si faceva generalmente sentire».

Perciò, mentre i collettivi studenteschi occupano le facoltà dell’Università di Pisa, proprio in seno all’università nascono i Sacchi di sabbia: una compagnia, rigorosamente tosco-napoletana, nata appunto come argine e come forma di resistenza, verso qualunque possibile esondazione. Come racconta Concetta D’Angeli, «la compagnia nasce all’interno dell’università, ne esprime l’anima contestatrice (uno spettacolo dei “Sacchi” nelle Facoltà occupate era un atto politico), come pure il bisogno di teatro, così diffuso e frustrato nei ragazzi dei nostri atenei». I Sacchi si fanno portatori di un teatro comico-farsesco, da Commedia dell’Arte, un continuo sberleffo, in un rapporto quasi goliardico con la tradizione culturale italiana e non solo, da Totò ai Monty Python, fino a Carmelo Bene.

Nel giro di pochi anni, la compagnia si impone, a livello cittadino (è del 2001 l’approdo alla chiesetta romanica di Sant’Andrea Forisportam, che è tutt’ora la loro ‘casa’) e a livello nazionale: nel 2002 Orfeo debutta a Santarcangelo e riceve una nomination all’Ubu, nel 2008 Sandokan vince il premio Ubu, per una «vivacità di una scrittura condotta con freschezza creativa e irridente», culmine di un’attività di «ricerca sincera, lunga e appassionata».

Nati in seno all’università, i Sacchi di Sabbia sono oggi una delle realtà teatrali più strane e interessanti d’Italia. Proprio la loro traiettoria, dall’università al mondo teatrale, li rende particolarmente adatti ad aprire FAcT: in una conversazione con Concetta D’Angeli, ripercorreremo la storia dei Sacchi, cercando di capire come è possibile coniugare ricerca, comicità e spettacolo.

In un momento storico in cui rischiamo una nuova esondazione, il bisogno di sacchi si fa ancora sentire: come dice di loro Goffredo Fofi, i Sacchi di sabbia «sanno cos’è la grazia ma sanno anche che si è circondati dalla sgarbatezza, dalla malagrazia, dalla disgrazia, e che la liberazione – il volo e il sogno – in una area danza di musical intimista ci è ormai e per sempre negata».

 

 

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18,00

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Durata: 1 ora e 30

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