THEATRON

COEFORE

di Eschilo

Spettacolo

Giovedì 13 giugno

}

21

Teatro Sant'Andrea, via del Cuore 1

Durata: 70 minuti

v

Lingua: italiano

9

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Stati Generali 2019:
Teorie e pratiche del teatro universitario in Europa

C

Dettagli

coordinamento Anna Maria Belardinelli
ideazione e regia Adriano Evangelisti
aiuto regia Luigi Di Raimo
costumi Cicci Mura
movimenti coreografici Carolina Teresi
ass. all’organizzazione Francesca Rossi
musiche Chris Haigh
fonico Gabriele Cavallari
elementi di scena realizzati dagli studenti del Liceo Artistico Caravaggio di Roma per l’attività di Alternanza scuola lavoro, coordinati dai professori: Francesco Mattei e Filippo Paris

Laboratorio di traduzione

Alessia Edvige Attivissimo, Giovanni Chessari, Ketty Galiano, Barbara Mander, Giulia Porro, Tiziano Presutti e Mattia Spedicato | Corso di Laurea magistrale in Filologia, letterature e storia del mondo antico

con la collaborazione di: Luca Bruzzese e Katty Galiano

Laboratorio di messa in scena

Gaetano Alfano, Alessia Edvige Attivissimo, Francesco Biagetti, Giovanni Chessari, Stefano Ferrani, Giorgia Giangrande, Elena Giuliano, Veronica Lauriola, Alice Lipari, Clara Lolletti, Elena Sofia Midena, Francesca Oglialoro, Federica Parisi, Ilaria Pera, Benedetta Petrini, Francesca Pimpinelli, Emanuela Prinzivalli, Davide Pro, Alessandra Salamone, Martina Russo, Domiziana Scarafoni, Orazio Schifoni, Ludovica M. Sciortino, Annaclara Sileo, Vincenzo Silvestro, Mattia Spedicato, Tommaso Suaria, Vanna Tino, Gabriele Veroi, Lorenzo Vitrone

Note di regia

La convinzione dell’assoluta centralità, strutturale e morale, di Coefore all’interno della trilogia eschilea si unisce alla consapevolezza che è qui che risiede l’acme d’intensità tragica per quel matricidio che, seppur auspicato, annunciato ed incitato fin quasi dall’inizio del dramma, giunge fulmineo solo poco prima dell’epilogo. Eppure tutta l’azione procede decisa, incessante, diretta verso il compimento di quel gesto tanto inaudito, quanto necessario. La singolare decisione di presentare, ad apertura di questa messa in scena, una Clitemestra già trucidata, che, prendendo in prestito le parole da lei stessa pronunciate sotto forma di εἴδωλον nella successiva tragedia Eumenidi, invoca e reclama vendetta per la sua ignobile ed ingiusta fine, intende soddisfare una duplice esigenza: esibire sin dall’inizio quell’atto mostruoso ed al contempo liberarsene immediatamente. Tale scelta, per quanto audace, consente di ricostruire la vicenda concentrandosi su momenti altri, di sicuro meno cruenti ma altrettanto poderosi, che potrebbero essere definiti manifestazioni di “pietas”. La devozione religiosa per la tomba dell’amato padre assassinato si enuclea nella celebrazione costante di una lunga e mesta serie di riti che, occupando un importante, ampio spazio temporale, determina addirittura la necessità di rinunciare alla consueta duplicità di luogo prevista dal testo e di svolgere l’intera azione scenica esclusivamente di fronte al tumulo di Agamennone, testimone ed insieme artefice del fatto. In modo ancor più incisivo, la commovente agnizione dei due fratelli, intensa pur nella sua brevità verbale, viene amplificata al punto da contaminare l’identità stessa del Coro e trasformare ogni singola coreuta in immagine-clone di Oreste o di Elettra. I due fratelli, quasi fossero gemelli, si confondono nella loro individualità per la totale somiglianza fisica, psichica, affettiva che li contraddistingue, in una unità emotiva talmente empatica da riuscire quasi a giustificarne l’agghiacciante progetto di vendetta.

Adriano Evangelisti

 

Note di traduzione

Un vento di rancore, un vento di vendetta spira dalle parole che Eschilo sceglie nelle Coefore, la seconda tragedia dell’Orestea, per raccontare il ritorno di Oreste alla sua terra, esule da quando Agamennone è stato ucciso da Clitemestra, ora al potere insieme all’amante Egisto. La tragedia si divide in due sezioni: nella prima, ambientata davanti alla tomba di Agamennone, ha luogo il compianto del re per bocca di Oreste e di Elettra, finalmente ricongiuntisi, e del Coro, partecipe del loro dolore; nella seconda, ambientata davanti alla reggia, i due fratelli pianificano la vendetta che si realizza nel matricidio. Il compianto prende forma nella celebrazione di un rito dedicato al riscatto e alla memoria di Agamennone e altro non sembra che una profonda, lunga, quasi estenuante fase di “meditazione” psicologica che precede e prepara l’assassinio di Clitemestra: le parole del Coro, di Elettra e di Oreste vibrano a un tempo di amorevole devozione al defunto e di brutale volontà di vendetta. Il lessico della tragedia è pertanto un lessico proprio di un rito funebre in virtù del quale Oreste ed Elettra invocano incessantemente il padre a loro strappato. Ed è la parola πατήρ che nel testo viene reiterata come invocazione, preghiera, monito, grido di dolore, ma soprattutto come guida dei due figli che covano un lacerante rancore nei confronti della madre assassina. La traduzione proposta ha cercato di cogliere la direzione di quel vento di vendetta che spira dal lontano 458 a.C., quando le Coefore furono messe in scena.

Anna Maria Belardinelli e il laboratorio di traduzione

Note di regia

La convinzione dell’assoluta centralità, strutturale e morale, di Coefore all’interno della trilogia eschilea si unisce alla consapevolezza che è qui che risiede l’acme d’intensità tragica per quel matricidio che, seppur auspicato, annunciato ed incitato fin quasi dall’inizio del dramma, giunge fulmineo solo poco prima dell’epilogo. Eppure tutta l’azione procede decisa, incessante, diretta verso il compimento di quel gesto tanto inaudito, quanto necessario. La singolare decisione di presentare, ad apertura di questa messa in scena, una Clitemestra già trucidata, che, prendendo in prestito le parole da lei stessa pronunciate sotto forma di εἴδωλον nella successiva tragedia Eumenidi, invoca e reclama vendetta per la sua ignobile ed ingiusta fine, intende soddisfare una duplice esigenza: esibire sin dall’inizio quell’atto mostruoso ed al contempo liberarsene immediatamente. Tale scelta, per quanto audace, consente di ricostruire la vicenda concentrandosi su momenti altri, di sicuro meno cruenti ma altrettanto poderosi, che potrebbero essere definiti manifestazioni di “pietas”. La devozione religiosa per la tomba dell’amato padre assassinato si enuclea nella celebrazione costante di una lunga e mesta serie di riti che, occupando un importante, ampio spazio temporale, determina addirittura la necessità di rinunciare alla consueta duplicità di luogo prevista dal testo e di svolgere l’intera azione scenica esclusivamente di fronte al tumulo di Agamennone, testimone ed insieme artefice del fatto. In modo ancor più incisivo, la commovente agnizione dei due fratelli, intensa pur nella sua brevità verbale, viene amplificata al punto da contaminare l’identità stessa del Coro e trasformare ogni singola coreuta in immagine-clone di Oreste o di Elettra. I due fratelli, quasi fossero gemelli, si confondono nella loro individualità per la totale somiglianza fisica, psichica, affettiva che li contraddistingue, in una unità emotiva talmente empatica da riuscire quasi a giustificarne l’agghiacciante progetto di vendetta.

Adriano Evangelisti

 

Note di traduzione

Un vento di rancore, un vento di vendetta spira dalle parole che Eschilo sceglie nelle Coefore, la seconda tragedia dell’Orestea, per raccontare il ritorno di Oreste alla sua terra, esule da quando Agamennone è stato ucciso da Clitemestra, ora al potere insieme all’amante Egisto. La tragedia si divide in due sezioni: nella prima, ambientata davanti alla tomba di Agamennone, ha luogo il compianto del re per bocca di Oreste e di Elettra, finalmente ricongiuntisi, e del Coro, partecipe del loro dolore; nella seconda, ambientata davanti alla reggia, i due fratelli pianificano la vendetta che si realizza nel matricidio. Il compianto prende forma nella celebrazione di un rito dedicato al riscatto e alla memoria di Agamennone e altro non sembra che una profonda, lunga, quasi estenuante fase di “meditazione” psicologica che precede e prepara l’assassinio di Clitemestra: le parole del Coro, di Elettra e di Oreste vibrano a un tempo di amorevole devozione al defunto e di brutale volontà di vendetta. Il lessico della tragedia è pertanto un lessico proprio di un rito funebre in virtù del quale Oreste ed Elettra invocano incessantemente il padre a loro strappato. Ed è la parola πατήρ che nel testo viene reiterata come invocazione, preghiera, monito, grido di dolore, ma soprattutto come guida dei due figli che covano un lacerante rancore nei confronti della madre assassina. La traduzione proposta ha cercato di cogliere la direzione di quel vento di vendetta che spira dal lontano 458 a.C., quando le Coefore furono messe in scena.

Anna Maria Belardinelli e il laboratorio di traduzione

Spettacolo

Giovedì 13 giugno

}

21

Teatro Sant'Andrea, via del Cuore, 1

Durata: 70 minuti

v

Lingua: italiano

9

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C

Dettagli

coordinamento Anna Maria Belardinelli
ideazione e regia Adriano Evangelisti
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movimenti coreografici Carolina Teresi
ass. all’organizzazione Francesca Rossi
musiche Chris Haigh
fonico Gabriele Cavallari
elementi di scena realizzati dagli studenti del Liceo Artistico Caravaggio di Roma per l’attività di Alternanza scuola lavoro, coordinati dai professori: Francesco Mattei e Filippo Paris

Laboratorio di traduzione

Alessia Edvige Attivissimo, Giovanni Chessari, Ketty Galiano, Barbara Mander, Giulia Porro, Tiziano Presutti e Mattia Spedicato | Corso di Laurea magistrale in Filologia, letterature e storia del mondo antico

con la collaborazione di: Luca Bruzzese e Katty Galiano

Laboratorio di messa in scena

Gaetano Alfano, Alessia Edvige Attivissimo, Francesco Biagetti, Giovanni Chessari, Stefano Ferrani, Giorgia Giangrande, Elena Giuliano, Veronica Lauriola, Alice Lipari, Clara Lolletti, Elena Sofia Midena, Francesca Oglialoro, Federica Parisi, Ilaria Pera, Benedetta Petrini, Francesca Pimpinelli, Emanuela Prinzivalli, Davide Pro, Alessandra Salamone, Martina Russo, Domiziana Scarafoni, Orazio Schifoni, Ludovica M. Sciortino, Annaclara Sileo, Vincenzo Silvestro, Mattia Spedicato, Tommaso Suaria, Vanna Tino, Gabriele Veroi, Lorenzo Vitrone