LIBRI
Sofocle e Plauto
Tradurre i classici per la scena
Approfondimento
Mercoledì 20 giugno
16,30
Libreria Ghibellina, Borgo Stretto
Durata: 1 ora e 30
Lingua: italiano
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Dettagli
Presentazione di
Tradurre per la Scena. Aulularia di Plauto, a c. di A. Fraccacreta, Carocci 2018;
Sofocle per il teatro. Vol. 1: Elettra e Filottete tradotti per la scena, a c. di F. Cannizzaro, S. Fanucchi, F. Morosi, L. Ozbek, Edizioni della Normale 2018
con Francesco Cannizzaro (Università di Pisa), Roberto Danese (Università di Urbino), Leyla Ozbek (Scuola Normale Superiore)
modera Francesco Morosi
I volumi saranno acquistabili
Il dramma antico, greco e latino, è ancora oggi uno dei repertori più di successo nei teatri italiani: nonostante un corpus relativamente ridotto, il teatro classico è messo in scena con grande frequenza, e ogni anno grandi registi e interpreti si misurano con Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane e Plauto. Ma è davvero possibile, più di quattromila anni dopo, riportare sul palcoscenico i testi della classicità?
Negli ultimi anni, un aspetto in particolare della questione è stato focalizzato dagli studiosi e dai practitioners: come si traduce il dramma antico? In quale lingua dovrebbero parlare Edipo, Agamennone e il soldato fanfarone? La domanda è particolarmente pressante in Italia, dove, a dispetto del grande successo scenico del teatro classico, il mercato delle traduzioni è per la gran parte rimasto fermo a versioni pensate come ausilio alla lettura e alla comprensione del testo originale, anche attraverso l’uso di ingombranti apparati para-testuali. È molto meno frequente, invece, trovare in commercio traduzioni pensate per la scena. Ma che cosa significa svolgere una traduzione pensata per la messa in scena?
È questo il problema che, autonomamente, due gruppi teatrali universitari, il Centro Teatrale Universitario Questa di Urbino e il Gruppo Teatrale della Scuola Normale, hanno dovuto affrontare nel misurarsi con il dramma antico: il CTU Questa per un nuovo staging dell’Aulularia di Plauto (2016) e il Gruppo Teatrale della SNS per le sue versioni di quattro tragedie sofoclee (2014-2017). In entrambi i casi, una nuova traduzione si è resa necessaria – una traduzione che tenesse in considerazione le esigenze di registi e attori: una più spiccata recitabilità, la semplificazione di riferimenti culturali complessi, una sintassi e un lessico più piani…
Il lavoro sul testo del dramma antico ha prodotto due libri: l’Aulularia pubblicata da Carocci, e le tragedie di Sofocle pubblicate per le Edizioni della Normale. Attorno a questi due volumi, i curatori, insieme al professor Roberto Danese, discuteranno di che cosa significhi tradurre il teatro classico per il palcoscenico: è ancora possibile portare i personaggi antichi in scena? E se sì, come?
Il dramma antico, greco e latino, è ancora oggi uno dei repertori più di successo nei teatri italiani: nonostante un corpus relativamente ridotto, il teatro classico è messo in scena con grande frequenza, e ogni anno grandi registi e interpreti si misurano con Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane e Plauto. Ma è davvero possibile, più di quattromila anni dopo, riportare sul palcoscenico i testi della classicità?
Negli ultimi anni, un aspetto in particolare della questione è stato focalizzato dagli studiosi e dai practitioners: come si traduce il dramma antico? In quale lingua dovrebbero parlare Edipo, Agamennone e il soldato fanfarone? La domanda è particolarmente pressante in Italia, dove, a dispetto del grande successo scenico del teatro classico, il mercato delle traduzioni è per la gran parte rimasto fermo a versioni pensate come ausilio alla lettura e alla comprensione del testo originale, anche attraverso l’uso di ingombranti apparati para-testuali. È molto meno frequente, invece, trovare in commercio traduzioni pensate per la scena. Ma che cosa significa svolgere una traduzione pensata per la messa in scena?
È questo il problema che, autonomamente, due gruppi teatrali universitari, il Centro Teatrale Universitario Questa di Urbino e il Gruppo Teatrale della Scuola Normale, hanno dovuto affrontare nel misurarsi con il dramma antico: il CTU Questa per un nuovo staging dell’Aulularia di Plauto (2016) e il Gruppo Teatrale della SNS per le sue versioni di quattro tragedie sofoclee (2014-2017). In entrambi i casi, una nuova traduzione si è resa necessaria – una traduzione che tenesse in considerazione le esigenze di registi e attori: una più spiccata recitabilità, la semplificazione di riferimenti culturali complessi, una sintassi e un lessico più piani…
Il lavoro sul testo del dramma antico ha prodotto due libri: l’Aulularia pubblicata da Carocci, e le tragedie di Sofocle pubblicate per le Edizioni della Normale. Attorno a questi due volumi, i curatori, insieme al professor Roberto Danese, discuteranno di che cosa significhi tradurre il teatro classico per il palcoscenico: è ancora possibile portare i personaggi antichi in scena? E se sì, come?
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Mercoledì 20 giugno
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Durata: 1 ora e 30
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con Francesco Cannizzaro (Università di Pisa), Roberto Danese (Università di Urbino), Leyla Ozbek (Scuola Normale Superiore)
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